lunedì 31 marzo 2014

Leggete questo racconto........

<< Questa è la storia di una maialina: Salvia 
L'abbiamo incontrata in una delle tanti notti passate a visitare gli allevamenti di maiali per documentare le atrocità che migliaia di individui sono costretti a subire per mano dell'essere umano., durante la nostra investigazione Fabbriche di Carne (www.fabbrichedicarne.net)Questi allevamenti sono ovunque, intorno a noi, nelle nostre campagne, lunghissime serie di capannoni e al loro interno file e file di gabbie in cui esseri viventi sono costretti a vivere tutta la loro esistenza.

In una di queste notti girando tra le file di gabbie piene di cuccioli ancora inconsapevoli e madri terrorizzate e rassegnate ci siamo imbattuti in un esserino abbandonato a se stesso, con gli occhietti ancora chiusi, sporco di placenta e con il cordone ombelicale ancora attaccato, nessuno fino a quel momento si era accorto della sua esistenza, probabilmente nemmeno la sua mamma, che non potendosi voltare a causa delle sbarre della sua prigione non l'ha potuta soccorrere,

Salvia era imprigionata tra le grate del pavimento. Tutte e quattro le sue minuscole zampine erano incastrate nelle fessure impedendole ogni movimento, era appena nata e non era nemmeno riuscita ad alzarsi e farsi largo fra i suoi fratelli e sorelle per poter prendere il suo primo latte, era debolissima. Non potevamo lasciarla così.

Siamo riusciti a liberarle le zampette, ma non riusciva comunque ad alzarsi.
Sono convinta che i cuccioli che muoiono prematuramente negli allevamenti siano i più fortunati, la morte per loro è una liberazione da una vita altrimenti fatta di sofferenza, privazioni, violenza.

Ma abbiamo voluto tentare di darle una possibilità, portandola via con noi.

Decidere di prendere lei consapevoli di lasciare indietro tutti gli altri è stato molto difficile, ti lascia un'amarezza e un senso di impotenza indescrivibile: in quel momento puoi decidere di cambiare la sorte di qualcuno in cui ti imbatti prima di un altro, lasciando tutti gli altri al loro inesorabile destino.

Vorresti salvare ognuno di loro, guardarli nei loro occhi curiosi e speranzosi, ma allo stesso tempo così tristi e dirgli che non sarà sempre così, che tornerai a prenderli, ma non puoi.
Sono troppi, tantissimi.

Nel viaggio di ritorno verso casa, tra le mie braccia, salvia ha iniziato a riprendersi, alzandosi e cercando di succhiarmi il dito in cerca del suo latte.

Una volta arrivati a casa le abbiamo preparato la pappa e abbiamo iniziato a imboccarla con il biberon, con nostro stupore ha iniziato a mangiare!

Vedendola così debole all'inizio non credevamo neppure noi che avrebbe resistito, ma lei ha iniziato ad imporre la sua vita, la sua voglia di esistere dandoci una speranza.

Più o meno ogni ora si svegliava a cercare il latte e noi eravamo lì, assonnati ma pronti a darglielo.
La mattina seguente ci ha svegliato mostrandoci i suoi due occhietti inaspettatamente azzurri, vispi e curiosi di scoprire ogni cosa.

Era una sensazione bellissima, sapere di averla liberata, portandola via da quell'inferno, vederla riempirsi di energia, sentire i suoi versetti che ci reclamavano, che faceva prontamente appena si svegliava se noi non eravamo lì con lei.

Quell'esserino così piccolo, così perfetto, così indifeso che mi stava in una mano ha avuto una possibilità poteva vivere felice senza aver mai conosciuto sadici umani che l'avrebbero mutilata, maltrattata, stuprata.

Fantasticavamo già sul suo futuro, sarebbe andata a vivere in un posto bellissimo, dove l'avrebbero amata, l'avremmo vista crescere libera, insieme ad altri suoi simili, sarebbe stata una delle poche maialine salvata da un allevamento con ancora la coda lunga.

Invece non ce l'ha fatta, non è sopravvissuta alla sua terza notte l'ho trovata la mattina ancora sdraiata sul mio petto, come l'avevo lasciata neanche un'ora prima, prima che mi addormentassi, la rabbia e l'amarezza e per non essere riuscita a salvarla è tanta.

Come preannunciato dal veterinario che la stava seguendo le probabilità di farcela senza il latte materno erano minime.

Indescrivibile l'impotenza di vederla lasciarsi andare, abbandonarsi alla debolezza non reagendo, quando fino al giorno precedente zampettava felice sul mio letto pretendendo coccole e la sua pappa; non potevo fare niente, solo guardarla lasciarsi morire e cercare di confortarla.

L'unico pensiero che mi "consola" è che non l'abbiamo lasciata morire in quel posto orribile dove qualcuno la mattina dopo l'avrebbe trovata e gettata tra i rifiuti considerandola uno scarto.

Invece ha passato i suoi unici giorni di vita assieme noi, le abbiamo voluto bene, l'abbiamo coccolata, accudita, ma non è bastato, aveva bisogno della sua mamma, del suo latte e della sua premura che noi non siamo riusciti a compensare.

Penso continuamente a tutti quegli individui, quegli sguardi, incontrati in quelle notti che non hanno avuto nemmeno poche ore di conforto nessuno dei quali ora sarà ancora vivo, già trasformati in oggetti di consumo e pezzi di carne.

Lei, Salvia, è stata per caso più fortunata "emersa" come individuo solo perchè qualcuno, per un caso, si è accorto di lei, dandole un nome, raccontando la sua breve vita, al contrario dei migliaia dei suoi fratelli e sorelle.

Tutti loro sono esattamente come lei, con i loro sentimenti e ognuno con la propria storia che nessuno conoscerà e racconterà mai.

Ora Salvia riposa in un bosco, vicino ad un laghetto, con una piantina di salvia piantata sulla sua tomba.

Un giorno qualcuno mi disse che i maiali adorano farsi i bagni nell'acqua per rinfrescarsi e pulirsi, a differenza di quello che comunemente si crede, purtroppo non ha fatto in tempo nemmeno a godersi questa piccola gioia, non ha mia potuto addormentarsi coccolata dal calore del sole muso a muso con i suoi fratelli...

Mi spiace tanto bambolina

> Incontra gli occhi di Salvia e di tutti i prigionieri delle Fabbriche di Carne in Italia: www.fabbrichedicarne.net

> Scegli la vita e la libertà, scegli il veganismo:http://bit.ly/diventavegan

Nemesi Animale - per la liberazione di ogni essere vivente >>

In una di queste notti girando tra le file di gabbie piene di cuccioli ancora inconsapevoli e madri terrorizzate e rassegnate ci siamo imbattuti in un esserino abbandonato a se stesso, con gli occhietti ancora chiusi, sporco di placenta e con il cordone ombelicale ancora attaccato, nessuno fino a quel momento si era accorto della sua esistenza, probabilmente nemmeno la sua mamma, che non potendosi voltare a causa delle sbarre della sua prigione non l'ha potuta soccorrere,
Salvia era imprigionata tra le grate del pavimento. Tutte e quattro le sue minuscole zampine erano incastrate nelle fessure impedendole ogni movimento, era appena nata e non era nemmeno riuscita ad alzarsi e farsi largo fra i suoi fratelli e sorelle per poter prendere il suo primo latte, era debolissima. Non potevamo lasciarla così.
Siamo riusciti a liberarle le zampette, ma non riusciva comunque ad alzarsi. Sono convinta che i cuccioli che muoiono prematuramente negli allevamenti siano i più fortunati, la morte per loro è una liberazione da una vita altrimenti fatta di sofferenza, privazioni, violenza. 
Ma abbiamo voluto tentare di darle una possibilità, portandola via con noi.
Decidere di prendere lei consapevoli di lasciare indietro tutti gli altri è stato molto difficile, ti lascia un'amarezza e un senso di impotenza indescrivibile: in quel momento puoi decidere di cambiare la sorte di qualcuno in cui ti imbatti prima di un altro, lasciando tutti gli altri al loro inesorabile destino.
Vorresti salvare ognuno di loro, guardarli nei loro occhi curiosi e speranzosi, ma allo stesso tempo così tristi e dirgli che non sarà sempre così, che tornerai a prenderli, ma non puoi. Sono troppi, tantissimi.
Nel viaggio di ritorno verso casa, tra le mie braccia, salvia ha iniziato a riprendersi, alzandosi e cercando di succhiarmi il dito in cerca del suo latte. 
Una volta arrivati a casa le abbiamo preparato la pappa e abbiamo iniziato a imboccarla con il biberon, con nostro stupore ha iniziato a mangiare!
Vedendola così debole all'inizio non credevamo neppure noi che avrebbe resistito, ma lei ha iniziato ad imporre la sua vita, la sua voglia di esistere dandoci una speranza.
Più o meno ogni ora si svegliava a cercare il latte e noi eravamo lì, assonnati ma pronti a darglielo.La mattina seguente ci ha svegliato mostrandoci i suoi due occhietti inaspettatamente azzurri, vispi e curiosi di scoprire ogni cosa. 
Era una sensazione bellissima, sapere di averla liberata, portandola via da quell'inferno, vederla riempirsi di energia, sentire i suoi versetti che ci reclamavano, che faceva prontamente appena si svegliava se noi non eravamo lì con lei. 
Quell'esserino così piccolo, così perfetto, così indifeso che mi stava in una mano ha avuto una possibilità poteva vivere felice senza aver mai conosciuto sadici umani che l'avrebbero mutilata, maltrattata, stuprata.
Fantasticavamo già sul suo futuro, sarebbe andata a vivere in un posto bellissimo, dove l'avrebbero amata, l'avremmo vista crescere libera, insieme ad altri suoi simili, sarebbe stata una delle poche maialine salvata da un allevamento con ancora la coda lunga.
Invece non ce l'ha fatta, non è sopravvissuta alla sua terza notte l'ho trovata la mattina ancora sdraiata sul mio petto, come l'avevo lasciata neanche un'ora prima, prima che mi addormentassi, la rabbia e l'amarezza e per non essere riuscita a salvarla è tanta.
Come preannunciato dal veterinario che la stava seguendo le probabilità di farcela senza il latte materno erano minime.
Indescrivibile l'impotenza di vederla lasciarsi andare, abbandonarsi alla debolezza non reagendo, quando fino al giorno precedente zampettava felice sul mio letto pretendendo coccole e la sua pappa; non potevo fare niente, solo guardarla lasciarsi morire e cercare di confortarla.
L'unico pensiero che mi "consola" è che non l'abbiamo lasciata morire in quel posto orribile dove qualcuno la mattina dopo l'avrebbe trovata e gettata tra i rifiuti considerandola uno scarto. 
Invece ha passato i suoi unici giorni di vita assieme noi, le abbiamo voluto bene, l'abbiamo coccolata, accudita, ma non è bastato, aveva bisogno della sua mamma, del suo latte e della sua premura che noi non siamo riusciti a compensare.
Penso continuamente a tutti quegli individui, quegli sguardi, incontrati in quelle notti che non hanno avuto nemmeno poche ore di conforto nessuno dei quali ora sarà ancora vivo, già trasformati in oggetti di consumo e pezzi di carne.
Lei, Salvia, è stata per caso più fortunata "emersa" come individuo solo perchè qualcuno, per un caso, si è accorto di lei, dandole un nome, raccontando la sua breve vita, al contrario dei migliaia dei suoi fratelli e sorelle. 
Tutti loro sono esattamente come lei, con i loro sentimenti e ognuno con la propria storia che nessuno conoscerà e racconterà mai.
Ora Salvia riposa in un bosco, vicino ad un laghetto, con una piantina di salvia piantata sulla sua tomba. 
Un giorno qualcuno mi disse che i maiali adorano farsi i bagni nell'acqua per rinfrescarsi e pulirsi, a differenza di quello che comunemente si crede, purtroppo non ha fatto in tempo nemmeno a godersi questa piccola gioia, non ha mia potuto addormentarsi coccolata dal calore del sole muso a muso con i suoi fratelli... 
Mi spiace tanto bambolina
> Incontra gli occhi di Salvia e di tutti i prigionieri delle Fabbriche di Carne in Italia: www.fabbrichedicarne.net
> Scegli la vita e la libertà, scegli il veganismo:http://bit.ly/diventavegan
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Salviamo gli animali di Copenaghen! di Dario Giuglielmini #SaveCopenaghenAnimals

<< Dopo l'uccisione della giraffa Marius, un'altra strage è stata compiuta nello zoo di Copenaghen. Il direttore dello zoo di Copenaghen, Steffen Straede, ha infatti annunciato che 4 leoni, due adulti e due cuccioli, sono stati appena eutanasiati.La spiegazione sembra dovuta all’arrivo nello zoo danese di un nuovo capobranco. Il maschio sarebbe stato destinato, secondo il presidente dello zoo, a entrare in conflitto con i due adulti che per questo sono stati eliminati. A quel punto però i due piccoli sarebbero rimasti soli, "non in grado di badare a loro stessi e anzi nel giro di poco tempo sarebbero stati uccisi dal nuovo maschio".Perciò sono stati trucidati anche loro!#SaveCopenaghenAnimals
Dal direttore del Parco Faunistico delle Cornelle di Valbrembo Emanuele Benedetti è partita la richiesta di di approvare nuove regole europee e di segnalare all’associazione europea degli zoo quanto accaduto a Copenaghen perché vengano presi provvedimenti.
Benedetti si è inoltre dichiarato disponibile ad accogliere e salvare nel parco di Valbrembo gli altri animali che dovessero trovarsi a rischio uccisione all'interno dello zoo di Copenaghen.
Non possiamo accettare che la sorte degli animali venga decisa in maniera così frettolosa e sommaria unicamente in base a pseudo-supposizioni scientifiche!
Firmiamo la petizione per chiedere che l'appello del presidente del Parco delle Cornelle sia accolto e tutti gli animali a rischio eutanasia vengano trasferiti nell'oasi di Valbrembo.
Chiediamo inoltre che l'Eaza attui seri provvedimenti contro lo zoo di Copenaghen, che dovrebbe essere un luogo in cui gli animali vengono ospitati, alimentati e tutelati, non trucidati a sangue freddo!
#SaveCopenaghenAnimals

Sign

Vuoi darci una mano ancora più grande? Diffondi il più possibile questa petizione, inviando la mail ai tuoi amici o condividendo i link sui tuoi accounts social.
GRAZIE
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Contro la vendita di avorio e carne di balena

condividi questa petizione in tutto il mondo per INVOGLIARE la società di e-commerce giapponese, Rakuten a smettere di vendere avorio di elefante e carne di balena. Si tratta di uno dei più grandi rivenditori di questi prodotti e l'Agenzia britannica Investigation ambientale (VIA) e la Humane Society International (HSI) ha invitato il più grande rivenditore online del Giappone a smettere di vendere questi articoli.
FIRMA LA PETIZIONE

#SalvaUnAgnello – La campagna per chi non può difendersi

Animal Equality continua senza sosta il lavoro investigativo per mostrare la realtà che si cela dietro la produzione di carne d’agnello e capretto, rivelando ciò che neanche lontanamente riusciresti ad immaginare. Nel 2013 abbiamo esposto come soffrono gli agnelli, in evidenti situazioni pericolose e illegali. Nel 2014 continueremo a rendere pubblico cosa accade a questi cuccioli indifesi, negli allevamenti e nei macelli.

 Impegnati anche TU per una Pasqua senza  Carne http://salvaunagnello.com/#!

I want my carrots! - Chewbacca the Sloth

Two Legged Boxer Duncan Lou Who - First Trip to the Beach

Come sostituire le uova in cucina | Io Veg

Come sostituire le uova in cucina | Io Veg

Cosa non si vede nelle pubblicità..maialino ed allevamento intensivo



Non si vede nelle pubblicità  |  #4284  |  Laverabestia.org - Animal Video Community

giovedì 27 marzo 2014

Fia, clochard vegano che cedeva il latte ai suoi cani I ricordi della volontaria animalista: occhi dolcissimi, a tutti ripeteva che non si nutriva dei fratelli animali

fia

 " GEAPRESS – Non stanno male i cani del clochard di origine iraniana trovato morto alcuni giorni addietro in via Francesco Crispi a Palermo. Una storia triste ma molto più comune di quello che si crede. Una persona di cultura superiore che non voleva parlare del suo passato. Era a Palermo da circa tre anni e di tanto in tanto riferiva dei suoi viaggi in Russia e Germania.
Mosca e Guci, i cagnolini di Fia, sono ora presso il canile municipale di Palermo. Guci, era da minor tempo con Fia e forse per questo è meno depresso di Mosca. I volontari si stanno adoperando per la loro adozione. Un cartello con l’invito a trovare una nuova famiglia per Guci e Mosca è stato sistemato innanzi l’entrata dell’ex Hotel Ponte. Lì viveva Fia. Appena una rientranza rispetto al marciapiede e la pista ciclabile. Quanto basta per non bagnarsi nel caso di pioggia in assenza di vento.   Una strada molto frequentata ma con pochi pedoni. Di lui si accorgevano appena i ciclisti. Problemi di alcol, come il professore di matematica centro africano che vive, come un altro clochard iraniano, per le strade di Palermo. Tutti con elevate qualifiche di studio.
Fia era vegano. “Una persona speciale – riferisce Giusy Caldo dell’associazione ADA che si recava per aiutare i cagnolini. Vegano, non vegetariano tiene a precisare la volontaria. “Si pensa fosse un biologo o forse era solo molto preparato su questi argomenti. Sempre in ordine, pulito, con tanta dignità. Una persona speciale – aggiunge la volontaria - A chi gli portava alimenti carnei o latticini, lui ringraziava ma faceva presente che dava ai suoi cani“.
Con gli occhi dolcissimi Fia guardava ed a proposito di quel cibo diceva sempre “con tutto il cibo che esiste … perchè cibarsi dei nostri fratelli animali? No buono …. no buono!“. Lo ripeteva continuamente, sottolinea Giusy.
Alcune persone si sono già fatte avanti per i due cagnolini, ma i volontari sono molto severi per l’adozione. Vogliono evitare un altro trauma. Di Fia, invece, non si sa più niente. C’è chi dice che è stato sepolto, oppure è nella cella frigorifera dell’obitorio. “E’ una storia che mi riempie di tristezza – riferisce Giusy Caldo – Trasmetteva pace e serenità, una persona speciale. Mi piacerebbe che riposasse in pace, ma credo che vi siano  problemi per la sua identità“.
I giornali di oggi riferiscono delle bare accatastate nel cimitero dei Rotoli, uno dei più grandi della città. Non c’è posto e poi c’è stato un problema con l’escavatore. “Vorrei lanciare nuovamente un appello per i cani – aggiunge Giusy – Devono essere dati assieme ed hanno bisogno di spazi aperti. Si rifiutano di entrare in casa, vivevano con Fia in strada“.
Il clochard era accudito sia dai volontari animalisti che da quelli dell’associazione Gli Angeli della Notte. Momenti che diventavano interminabili passati con Fia anche quando si andava un po’ di fretta. Secondo Giuseppe Li Vigni, presidente dell’associazione ieri intervistato da Radio Spazio Noi inBlu, Fia non è morto per il freddo come inizialmente si è detto. Alla radio della Diocesi palermitana Li Vigni ha infatti dichiarato che Fia è morto per infarto. Una volontaria si era avvicinata credendo che stesse dormendo ed ha provato a scuoterlo. Forse aveva bevuto, un problema comune. L’alcol si trova a basso prezzo ed aiuta a scordare. E’  come un anestetico, spiega meglio una operatrice.
Fia questa volta si era addormentato per sempre. Fino a poche ore prima aveva parlato con una volontaria animalista. Qualcuno aveva portato delle polpette. “No buono, no buono – No cibarsi dei nostri fratelli animali” aveva continuato a ripetere. Non c’era freddo quel giorno e Fia era lì, tranquillo, in quella sorta di nicchia dell’ex Hotel. Mosca e Guci erano accanto a lui. A loro Fia aveva  cedute le polpette. Mosca e Guci sono stati trovati accanto a lui.
Hanno bisogno di spazi aperti ed ovviamente controllati. E’ bello pensare che qualcuno continui a seguirli come aveva sempre fatto Fia.
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venerdì 7 marzo 2014

UNA STORIA A LIETO FINE

Uccellino
Il veterinario 'DachsUndDachshund' ha recentemente pubblicato questa storia incredibile su Imgur su come, uscendo a correre, un giorno ha inciampato su questo piccolo uccellino che era appena caduto dal suo nido. Una volta visto che era impossibile individuare il nido in modo da poter restituire il cucciolo, ha deciso di portarlo a casa e dargli una mano a sopravvivere fino a che non fosse stato grande abbastanza per essere rilasciato.
Ecco l’incredibile storia che ti farà sorridere:

perforazioni petrolifere, pesca industriale e guerra minacciano la casa degli orsi polari. Salva l'Artico.

 La sopravvivenza dell'Artico ci riguarda tutti